Stigmatised identities: Alternative Sexualities in/out of Normative Representations
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Stigmatised identities: Alternative Sexualities in/out of Normative Representations
The concept of ‘stigma’, including the many perspectives on stigmatised identities and processes of stigmatisation, is a crucial tool to focus on alternative sexualities and their representation. The issue has been addressed in numerous disciplinary fields, with studies attempting to understand stigma both generally in terms of social dynamics (Goffman 1963 and 1969; Becker 1963; Jones et al. 1984), and in its specific relation to sexuality (Herek 1998; Evans 2002).
On a theoretical level, stigma is the contrastive term that has always been evoked in order to crystallise and reinforce the norm: dynamics of power-knowledge have always harnessed the stigmatisation of deviance for the promotion of normotypical identities and behaviours. This is why one of the most productive ways of studying alternative sexualities as stigmatised practices is to read them in systemic opposition to normative repertoires: if in fact the process of stigmatisation often results in ‘passing’ and ‘covering’ dynamics, it is undeniable that it is precisely from the friction and inexhaustible negotiation between the norm and stigmatised deviance that subversive impulses – capable of transforming codes and repertoires – take shape.
A phenomenology of the stigma associated with alternative sexualities presupposes both an examination of the domains of stigmatisation and an analytical awareness of the various ways in which stigma is conferred and, in some cases, re-appropriated as a dissident identity position. Literary and artistic texts have consistently offered examples of the stigmatisation of alternative sexualities as a strategic exercise of violence - as shown, for example, by the slander of homosexuality to attack political opponents - but also reveal the extent to which stigmatisation is functional for the consolidation of categorical hierarchies. From this perspective, even the limits placed by culture on the sexuality of women and subordinate subjects (people held in slavery or people with disabilities) can be seen as the result of a stigmatisation functional to the entire hegemonic system. The study of stigma as an object of representation presupposes a careful look at the intersectional aspects of the dynamics involved: the stigma of alternative sexualities is inevitably - and closely - connected to the stigma attached to the subject’s gender, race, health (physical or mental), group or social class.
The cultural archives available to studies on the stigmatisation of alternative sexualities are immense, but often under-researched, ranging from the stigmatisation of female desire (adulterous or otherwise, as in the myths of dominant femininity or in the representation of Phaedra in Euripides’ Hippolytus) to the tabooisation of incest (associated with parricide in Sophocles’ Oedipus Rex) and the countless representations concerning, in the most varied contexts and historical moments, homosexual identities, paraphilias of all kinds, non-conforming sexual practices, sex work – including the very research on themes related to sexuality.
In literature and the arts, stigma is configured first and foremost as a marked representation of otherness, and is consequently translated into an aesthetic of the ugly, the repellent, the obscene - in a perspective that aims at distancing the recipient, or reflecting on the problems implicit in that very distancing, but also exploiting the fascination that the ‘monstrum’ has on the beholder. It is precisely the need to present moments of artistic performance capable of stimulating complex aesthetic responses that makes it possible to recover the etymological value of stigma; this is expressed, for example, in the practices of body art, which inscribe on bodies the signs of identities defined by violence - and in so doing reveal a surprising contiguity with certain practices of non-normative sex, and BDSM scripts in general.
This issue of ‘Non’ welcomes contributions on all aspects related to the stigmatisation of non-conforming sexual identities, and addresses issues of literary and artistic representation of stigma included in (but not limited to) the following list:
• stigma in literature and the arts
• stigma as fascination in artistic representations
• stigmatised sexualities
• processes of stigmatisation
• processes of de-stigmatization
• stigma and prejudice
• stigmatisation on social media
• stigma and HIV/AIDS
• intersectional perspectives on stigma (gender, ethnicity, ability, social class)
• sexuality-based stigma in psychiatry and the medical sciences
• stigma in sexuality research
• religious and theological roots of stigma
Non is double-blind peer-reviewed, issued yearly in print and online. Contributions are accepted in English, French, German, Italian, and Spanish.
Please submit a 250-word abstract by Dec 15, 2023. Full papers should be no longer than 9.000 words and will be due by Mar 31, 2024. All submissions will be peer-reviewed.
Submissions should be sent to the following e-mail addresses:
For submission guidelines and further info please check Fabrizio Serra’s submissions page: http://www.libraweb.net/norme_ing.pdf
Il concetto di ‘stigma’ e le numerose prospettive su identità stigmatizzate e processi di stigmatizzazione sono cruciali per la riflessione sulle sessualità alternative, e per la loro rappresentazione. Il problema è stato affrontato in numerosi ambiti disciplinari, con studi che hanno cercato di comprendere lo stigma sia più in generale, sul piano delle dinamiche sociali (Goffman 1963 e 1969; Becker 1963; Jones et al. 1984), sia nella sua specifica relazione con la sessualità (Herek 1998; Evans 2002).
Sul piano teorico, lo stigma è il polo contrastivo da sempre evocato al fine di cristallizzare e rafforzare la norma: le dinamiche del potere-sapere hanno da sempre strumentalizzato la stigmatizzazione della devianza per la promozione delle identità e dei comportamenti normotipici. Ecco perché uno dei modi più produttivi di studiare le sessualità alternative come pratiche stigmatizzate è di leggerle in opposizione sistemica rispetto ai repertori normativi: se infatti il processo di stigmatizzazione risulta in molti casi in dinamiche di passing e di covering, è innegabile che proprio dalla frizione e dalla inesauribile negoziazione tra norma e devianza stigmatizzata prendano forma impulsi sovversivi capaci di scuotere e trasformare i codici e il repertorio.
Una fenomenologia dello stigma associato alle sessualità alternative presuppone tanto un esame degli ambiti della stigmatizzazione quanto una consapevolezza analitica delle varie modalità in cui lo stigma viene conferito e, in alcuni casi, riappropriato come marca identitaria di dissidenza. I processi di stigmatizzazione sconfinano, a un estremo, in una attiva demonizzazione degli aspetti non conformi, all’altro in un regime di strutturale assoggettamento categoriale: fin dalle sue fasi più antiche, la letteratura offre esempi di stigmatizzazione delle sessualità alternative come esercizio strategico della violenza – come mostra ad esempio il vilipendio dell’omosessualità come strumento di attacco degli avversari politici – ma rivela anche fino a che punto lo stigma sia funzionale al consolidamento delle gerarchie categoriali. In questa prospettiva, anche i limiti posti dalla cultura alla sessualità delle donne e dei soggetti subalterni (persone tenute in schiavitù oppure persone con disabilità) si possono considerare il frutto di una stigmatizzazione funzionale all’intero sistema egemonico. Lo studio dello stigma come oggetto di rappresentazione presuppone uno sguardo attento agli aspetti intersezionali delle dinamiche coinvolte: lo stigma delle sessualità alternative è inevitabilmente – e strettamente – collegato allo stigma di cui sono oggetto il genere, la razza, lo stato di salute (fisica o mentale), il gruppo o la classe sociale di appartenenza del soggetto.
Gli archivi a disposizione degli studi sulla stigmatizzazione delle sessualità alternative sono immensi, ma spesso sotto-indagati in letteratura, si va dalla stigmatizzazione del desiderio femminile (adulterino o meno, come nei miti di femminilità dominante o nella Fedra dell’Ippolito di Euripide) alla tabuizzazione dell’incesto (associato all’attacco parricida nell’Edipo Re di Sofocle), fino alle innumerevoli rappresentazioni che riguardano, nei contesti e nei momenti storici più vari, le identità omosessuali, le parafilie di ogni tipo, le pratiche sessuali non conformi, il sex work – fino alla stessa ricerca sui temi legati alla sessualità.
Nella letteratura e nelle arti lo stigma si configura in primo luogo come rappresentazione marcata dell’alterità, e si traduce di conseguenza in una estetica del brutto, del repellente, dell’osceno – in una prospettiva che mira al distanziamento del destinatario, o a riflettere sui problemi impliciti in quello stesso distanziamento, ma anche allo sfruttamento della fascinazione che il “monstrum” ha su chi guarda. Proprio l’esigenza di presentare momenti di performance artistica capaci di stimolare risposte estetiche complesse permette di recuperare la valenza etimologica dello stigma, che si esprime nelle pratiche della body art, che inscrivono sui corpi i segni di identità definite dalla violenza – e così facendo rivelano una sorprendente contiguità rispetto ad alcune pratiche di sesso anormativo, e in generale agli script BDSM.
Questo numero di «Non» accoglie contributi su tutti gli aspetti collegati alla stigmatizzazione delle identità sessuali non conformi, e intende affrontare i temi della rappresentazione letteraria e artistica dello stigma inclusi (ma non solo):
- lo stigma nella letteratura e nelle arti
- lo stigma come elemento di fascinazione nelle rappresentazioni artistiche
- sessualità stigmatizzate
- processi di stigmatizzazione
- processi di de-stigmatizzazione
- stigma e pregiudizio
- stigmatizzazione sui social media
- stigma e HIV/AIDS
- prospettive intersezionali sullo stigma (genere, etnia, abilità, classe sociale)
- stigma basato sulla sessualità in psichiatria e nelle scienze mediche
- lo stigma nella ricerca sulla sessualità
- radici religiose e teologiche dello stigma
Non è una rivista con revisione tra pari in doppio cieco, pubblicata annualmente in formato cartaceo e online. Si accettano contributi in inglese, francese, tedesco, italiano e spagnolo.
Si prega di inviare un abstract di 250 parole entro il 15 dicembre 2023. Gli articoli completi non dovranno superare le 9.000 parole e dovranno essere inviati entro il 31 marzo 2024. Tutti i lavori saranno sottoposti a peer review.
I contributi devono essere inviati ai seguenti indirizzi e-mail:
Per le linee guida e ulteriori informazioni, consultare la pagina di Fabrizio Serra dedicata alle candidature: http://www.libraweb.net/norme_ing.pdf
Bibliographic references/Bibliografia
Becker H. (1963) Outsiders. The Free Press, New York.
Bjønness, J. et al. (2021) Reconfiguring Stigma in Studies of Sex for Sale. United Kingdom: Taylor & Francis.
Evans, D. (2002) The stigma of sexuality. in: Stigma and social exclusion in healthcare. London: Routledge, pp. 104-116.
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Goffman, E. (1963) Stigma. Notes for the Management of Spoiled Identity.
Hannem S., Bruckert C. (2012) Stigma Revisited: Implications of the Mark. Canada: University of Ottawa Press.
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Herek, G. M. (2007). “Confronting sexual stigma and prejudice: Theory and practice”. Journal of Social Issues, 63, 905–925.
Herek, G.M. (ed.) (1998) Stigma and Sexual Orientation - Understanding prejudice against lesbians, gay men and bisexuals. London: Sage Publications.
Jones, E.E. Farina, A. Hastorf, A.H. Markus, H. Miller, D.T. Scott, R.A. and de S French, R. (1984) Social Stigma: the psychology of marked relationships. New York: W.H. Freeman.
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Mason, T. et al. (2005). Stigma and Social Exclusion in Healthcare. United Kingdom, Taylor & Francis.
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